Archivi Mensili: marzo 2012

Per svegliarmi accanto a te

Sono al buio. Questa è la mia stanza, ma non distinguo più la finestra, le pareti, la mia mensola preferita. Non distinguo più nulla, perché la luce è spenta. E le persiane chiuse. Nessuna luce che proviene dall’esterno. Nessuna macchina, nessun lampione acceso. Nessuna finestra in lontananza. Sprofondo tra i miei cuscini, la mia coperta preferita. Tutto nero intorno. Fisso il puntino luminoso del condizionatore, lì di fronte a me. Una piccola luce su cui posare lo sguardo. Socchiudo gli occhi, voglio vedere fino a che punto quella luce riesce ad attraversare le mie ciglia. Sonno. Ho improvvisamente molto sonno. La mia mano fredda sciovola sul petto, e si ferma sulla pancia. Mi sembra di sentire il tuo respiro ed i tuoi capelli scivolare lungo un fianco. Come quando, al buio, non c’è nient’altro che la tua pelle. E non ho bisogno di chiudere gli occhi, perché sento solo il tuo corpo a contatto col mio. Ed ora cerco quel contatto. Sono solo. Sono al buio. E la mia mano poggiata all’altezza dell’ombelico ora è la tua. Che cerca delicatezza in carezze affamate. Desiderio di stringere. E camminare sulla mia pelle. E lasciare il segno.
Sarà come svegliarmi accanto a te. E non aprirò gli occhi. Finché la luce del mattino non attraverserà con prepotenza le mie ciglia.

Maestro – Se proprio sono il tuo angelo

Mi sembra di sentire quell’odore. Le ciocche fresce dei suoi capelli sulle mie spalle. Lui, chino su di me, mi sorride mentre sono in dormiveglia. Forse vuole che io mi sollevi e lo guardi negli occhi. Forse vuole che io dorma. Forse vuole semplicemente che io sia suo. Il padrone del suo letto, della sua stanza. Delle sue pareti rosse. L’ho visto in sogno. I suoi capelli appena ondulati, agitati dalla corsa su per le scale.

Ho sentito tutto su di me perché sembrava la mia vita. La mia esistenza che scorreva sulle labbra di un narratore sicuro di sé. Una sensazione. Misto di soffocamento e soddisfazione. Quella era esattamente la mia vita. Qualcuno deve aver rubato pezzi dai miei pensieri e fogli dai miei diari. Per rendere così perfettamente l’idea.

La sua camicia di seta liberargli la schiena. I fianchi, la vita, la pelle chiara. Ancor più chiara sotto la luce. Quella strana luce che viene dall’esterno. Da finestre che credevo chiuse.
Sto per vivere un miracolo. Sarò pronto?

Schiudo le palpebre ed ho il terrore di quel che vedrò. Il terrore di ritrovarmi in una stanza differente da quella. Di sentire la freschezza dei suoi capelli svanire. Di non sentire più l’aria tagliarsi sotto il movimento delicato delle sue braccia sicure. Sono solo.

E queste non sono le tue lenzuola. Non sono il padrone del tuo letto e della tua stanza. Sono solo, in un tempo che non sembra più il mio. Sembra che tu, ancora una volta, mi abbia mandato nel mondo per sperimentarne le gioie. Ma qualche volta la tua assenza è un capogiro.
E io sono tuo, nonostante il mondo.

 

 

Diariosceno – Pagine ben conservate, da un sogno che non sbiadisce.